Ritrovare il paradiso perduto è all’ordine del giorno. Il nostro compito oggi dopo millenni di allontanamento da noi stessi e dalla natura, di civiltà che dicevano comunità ma coltivavano il potere sulle cose e gli altri, l’alienazione dal sè, il conflitto invece dell’incontro. Andare per ritornare. Uscire dalle nostre preoccupazioni per rientrare in noi stessi. Alle origini è il nostro futuro. L’evoluzione è a spirale: è allontanarsi da se stessi e tornare. Riscoprire che la nudità è il vestito più bello. Nuda era Eva, la mela, Adamo e il morso senza rimorso e rigurgito. Reciprocità. Nudo dev’essere Adamo, disarmato, non lasciarsi tentare dal suo figlio cattivo, il suo ego Caino. Domanda e risposta con Eva, la sua sposa, dove si posa il suo essere. Non senso di colpa con cui il potere ci ricatti e la religione ci leghi e assoggetti. Le bon sauvage di Rousseau, l’eterno bambino, l’innocenza di Blake, lasciate che i bambini vengano a me e io rimanga bambino con loro, Gesù bambino. Abba, papà e mamma, il presepio. Dove il neonato siamo noi. L’esperienza non mi tolga l’innocenza. La fatica e il lavoro rimangano gioco, non sofferenza e punizione. E’ l’armonia con la natura la garanzia. Nella natura si nasce e la natura siamo noi, perché la vita è in noi, se non le dichiariamo guerra. Mettiamoci al centro di noi stessi e ci troveremo al centro dell’universo. E tutto sia scambio e danza, comunione non distanza, paura e scontro trasformati, fin dal nascere, nel loro opposto: gioia e incontro. Avidità diventi non proprietà privata, ma avere assieme, condivisione. Proprio, privato e profondo è solo il sè, non l’ego in stupida competizione con gli altri. Dare e ricevere, la danza. Tutto è interazione nella stanza interiore. L’eden è dentro, adesso, possibile, indicibilmente bello. Quello che voglio dire, viene dal silenzio. E da dentro arriva alle orecchie del cuore, agli occhi della mente di tutti, fuori e attorno a me, prima o dopo. Adesso ci stà: è la felicità. L’arte è garantire questo processo interiore senza scadere nell’artificio, l’artificiale, l’altro dal naturale, quel concetto di “civiltà” con cui si insultano i sani selvaggi dei sensi, dell’istinto dei santi. In nome della paura di perdere qualcosa, ci si appropria, si accumula solo per sè, lasciandosi gonfiare un ego che mostruoso sfalserà, sfigurerà la natura, tentando di soggiogarla.
Lo dirò con la pittura fonetica, aprendo con te la porta del paradiso che è quell’oasi, quel giardino segreto, nell’etimologia persiana, difeso da un cerchio di pietre che raccolgono la rugiada della notte, per chi ha il coraggio gioioso e paziente di cercarlo nel deserto della civiltà di oggi, arrivando all’oasi dell’oltre che è dentro di noi.
Alberto Sighele
io sono tutto tuo tu sei tutta mia
I am joy
beauty is beyond
In Persia il paradiso raccoglie rugiada nel cerchio di pietre e mentre Pistoletto mette la pistola sotto il letto Manuela Eva del nuovo evo morde la mela io terzo metto in pratica il tre : in Michelangelo rincorro l’arte, in Gandini i bambini di Gandhi
io il bocciolo tu il fiore io lo stelo tu il cielo
lasciatemi la mia paura, non ho paura dei russi o degli ucraini ma della propaganda, di chi dice di proteggermi
nata a Sloviank sono russa sono ucraina propaganda che dice di proteggermi?
la vita è un albero forte con rami e frutti ma discernere tra il bene e il male è quello che ci si deve aspettare da tutti
forse l’unica chiave ad aprire è la musica e il vero potere è sedere in braccio ad una madre
questa è la storia infinita non sfuggita alle dita dell’eremita in preghiera se lo chiedi ai tuoi piedi lo sei
lavarsi nella luce
chi è dentro? chi è fuori?
on tiptoe until you are outside the doorsill