contributo di Alberto Sighele, artista di Pittura Fonetica, e coordinatore della Compagnia Fonetica,
alla personale di Marco Locci ‘Come la vaga spuma bianca che s’alza dai marosi.‘
Per l’inaugurazione forse ?
Testo per eventuale breve performance poetica all’inaugurazione, altrimenti riassorbibile in altri momenti
Le performances di Alberto Sighele e Rosa Yurchenko, yin e yang, non sono letture ma recitazione a corpo libero dei testi proposti, con una tecnica di flusso di coscienza che accavalla le due voci e le intreccia
Balena bianca,
mai stanca
di insinuarti lungo la linea tre il cielo e il mare,
balena potente, come la schiena,
e leggera come la schiuma.
Balena bianca,
come una nuvola evanescente nel cielo,
ma è vero,
chi è più potente di te
che, con un colpo di coda,
schiaffo al cielo e spruzzo,
ti immergi nel blu dell’oceano ?
Chi sei tu ?
Capidoglio, sei mare o sei scoglio ?
Voglio capire :
la tua testa
è scogliera su cui si scaglia la tempesta ?
La tua testa squadrata
è tavola di naufraghi o terra ferma ?
Mareggiata o eterna sicurezza di mamma ?
Mammifero sei, sei terra o sei mare ?
Ci devi aiutare a capire
se sei sogno o realtà.
Capiamo comunque che abbiamo
bisogno di te.
E se sei tutto,
dovremo entrare con te in quel flusso
dove la meraviglia
si piglia la responsabilità
e la nave tra i flutti
è la responsabilità che abbiamo tutti
di vivere
e la nave è la chiave
che apre la porta alla luce
dove la balena bianca ci conduce
in noi stessi
dove il sogno diventa realtà
qui sta il segreto
di Melville, di Locci, di Sighele, sì,
negli abbracci degli opposti,
le meraviglie di ogni giorno,
un viaggio che si mangia la coda,
ma non perde niente
ed è senza ritorno :
è l’arte di vivere.
Si parte,
venite e capite.
Sighele Alberto ispirato da Locci, ispirato da Melville.
Invierò il resto a breve, appena finito su carta. So delle scadenze strette. Mi piace l’impostazione della mostra.
Intervento poetico – performance breve per l’incontro di Greenpeace o altro
La balena mamma degli oceani
Quando la balena,
che conosce la sfericità della terra
dalla curva della propria schiena
e conosce gli oceani come il tuo ombelico
e sa che l’orizzonte è curvo
dall’Antartide all’equatore,
diventa sirena
e ti chiama,
come un amante che ama,
ad entrare in te stesso,
ad incontrarti con lei all’equatore del cuore,
e ti chiede : perché distruggermi
se sono mamma degli oceani,
soffio verticale che sale,
sbuffo improvviso dal centro del sangue,
asse della terra
dalla canna del vulcano che ti amo,
caldo tepore, anima del mondo ?
Segui con me questo giro rotondo :
salvi uno e salvi tutti,
me, te nei flutti
o sarai naugrafo
come già l’umanità
dentro e ai margini d’Europa.
Ascoltami o tutto scoppia :
ogni continente è zattera di salvataggio
adesso ti porto nel raggio
della luce, ascoltami.
Alberto Sighele per Marco Locci, l’umanità e l’interdisciplinarietà di Beth Vermeer
Poesie per quadri singoli già diventati rielaborazioni in pittura fonetica in omaggio a Marco Locci (quadro, testo della pittura fonetica, testo di performance)
1
la pinna
diventa penna e scrive
vela e vola
ala e si alza
all’anima delle cose
la balena
sulla vena del tempo
va indietro
fino allo scheletro
e va avanti
attraverso tutti quanti
gli elementi
e tu non ti senti
creatore, quando pensi ?
Allora pensa amore
e la balena
in un baleno si illumina.
E’ lampada.
E tu scrivi, vivi e vibri.
Dalla via lattea di Melville
alla meraviglia della tua coscienza
leggi il legno di Locci
e le scintille di Sighele
e l’oro di beati coloro che entrano
la lotta fino all’alba
non temere il conflitto
vai diritto al nocciolo duro
la lotta è interiore
sii sicuro dell’alba
nostro o del mostro il compito ?
chi piglia il futuro
la chiglia del veliero
o il muso duro del mostro ?
nostro è il compito
di virare la giostra degli opposti
dal centro della coscienza
trasformare un colpo di coda micidiale
in vento in poppa per andare
uno schizzo salato
nel gabbiano che svolazza affamato
l’occhio truce
in lampo di luce
il bianco dell’ incubo del fantasma
nella calma serena dell’alba
il bene e il male
quale scende e quale sale
vale
la tua scelta
svelta la mano al timone
e forte
vince l’amore sulla morte.
Gli umani mostrano con le mani
storie del Paese dei Patanchi,
dove i puntini in cima
o sotto i calanchi di ghiaccio
non sono scorie della fantasia
ma punti fissi, mai stanchi o sfiduciati,
anche se neri non colorati,
perché sono loro il punto
di appoggio su cui sollevare
il mondo : le coscienze.
Corde e pulegge fanno i paranchi,
carrucole per tirare sù di tutto,
così loro sono formiche
che mica perché sono piccole
non sono forti (molte volte
il loro peso corporeo
spostano). Loro lo sanno
di non farsi abbagliare dalla realtà
ma di rovesciarla nel suo
opposto. Lì sta il segreto.
E mentre l’iceberg cola giù,
la coda della balena sventola sù :
nel sangue caldo di una balena
il ghiaccio diventa un abbraccio
ed i tropici attirano l’eden :
qui si realizza il bisogno
che il sogno diventi realtà
e che gli estremi si tocchino,
per lo schizzo in avanti.
Questo sanno i Patanchi.
Sei tu il carattere, la scrittura, flutto.
Non è storia è presente
sei tu il carattere di scrittura
sulla vela, l’onda, la pagina.
Sei tu la parola, l’oceano,
il sogno, il viaggio.
Vieni,
io sono con te il raggio di luce,
la comprensione.
Assieme siamo
parola, onda,
l’unica realtà che risponda.
White whale
why
do you sail
the sky ?
La baleine, la deuxième, le baleineau
qu’est-ce qu’il y a de nouveau ? Maman maman mammifères
altre opere di pittura fonetica per Marco Locci in arrivo …
prime scritture per Marco Locci