La pittura fonetica è come un fumetto in cui le nuvole sono sparite, come contenitori di parole, e sono rimasti i corpi, gli spazi, l’architettura dei pieni e dei vuoti, delle luci e delle ombre a prendersi le parole, che così penetrano tutto, accarezzano e scivolano sui corpi, o membra del corpo, si fermano, occhieggiano, scorrono ovunque, si adagiano sopra, sotto, dentro le cose, le attraversano, come attraversano i corpi… La parola è ovunque nella pittura fonetica. E batte sull’accento, si amplifica nel contrasto, ingigantisce nell’enfasi dei significati. Rincorre se stessa nei colori che cuciono le frasi e gli stati d’animo. Conduce nella lettura ed il suo percorso, a volte apparentemente contorto, e nell’eco che risuona nella mente anche a bocca chiusa.
Il nostro cervello è un unico, fonde le varie percezioni e significati. Perché tutto ha un richiamo, una mano è anche prendersi per mano, una spalla è anche appoggio, (e sarà la p foneticamente a sposare spalla e appoggio). Una emme è mare, mamma, amore, mammella. La o è oltre e ombelico, il centro è dentro, oltre a significato, e suono consonante, cioè che suona letteralmente assieme.
E il fumetto è disegnato o costruito a fotogrammi, come un rotocalco. Quanta pittura fonetica è partita da una foto! E le foto più accattivanti sono quelle del corpo femminile, il fiore dell’universo. Ma è il corpo ad essere il capolavoro. E la coscienza è il creatore, la mente il luogo dove il pensiero crea. Già lo dice il linguaggio che ha usato e vitalizzato il corpo metaforicamente in maniera direi infinita. Così il nostro corpo è la chiave di lettura del mondo. E in fondo dobbiamo anche ringraziare la pittura fonetica per avercelo ricordato.
Alberto Sighele
nb le seguenti sono solo esempi di opere che potrebbero sostanziare il discorso sopra
lo si decide in due
l’onda del desiderio risponda
la pratica della pittura fonetica