Al Palazzo delle Albere : l’albero della vita, l’arte. Ovvero il finissage della fine del mondo.
Il Palazzo delle Albere torni a salvare se stesso scavando nel suo nome : « Albere ». Albero come alba, ritorno all’origine, all’arte, come percorso universale, l’albero e l’arte, tra la terra e il cielo.
Domenica scorsa l’architetto e artista, (di cui alcune opere sono attualmente esposte nella mostra degli Artisti a Statuto Speciale 2019) Roberto Codroico, spiegava, nel suo intervento sulla storia del palazzo, come gli alberi sul viale di accesso dal centro città al palazzo, avessero finito per attribuirgli l’attuale denominazione. Codroico finiva l’intervento con la proposta-provocazione di farlo impacchettare da Christo, il palazzo, finché non si trovi una definitiva e chiara destinazione dello stesso.
Contemporaneamente esce una articolo-curiosità-scandalo a firma di Luigi Zoppello su opere di valore dell’artista internazionale Richard Long ignorate all’interno dello stesso palazzo. Un esempio di cosa possa capitare quando non si hanno le idee chiare e si scaricano le responsabilità sugli altri.
Arrivo io dalla periferia roveretana, a scrivere un lenzuolo o un epigramma, (ma più frequentemente epigrammi che biancheria da letto !) per ciascuna delle opere esposte : frecce fonetiche al cuore del quadro. E intanto prende forma la proposta degli artisti trentini e dalle altre regioni, contattati per email, di accogliere nell’evento del finissage una performance della mia Compagnia Fonetica, il duo Sighele-Yurchenko, che accompagni il pubblico nell’ultima visita alla mostra lanciando dardi di fulminanti interpretazioni dell’opera che socchiudano la porta dell’inconscio del pubblico in modo che ognuno entri analogamente, liberamente a prendersi l’opera. Una danza.
Che turbinìo, che uragano, che caos !
Ma il centro, il cuore del vortice dell’uragano è l’albero. Ogni albero. Unisce la terra al cielo. Ogni coscienza è il centro dell’universo. Ognuno di noi. E’ la lezione di Emilio Vedova evocato nella mostra Emilio Vedova’s Legacy al civico 53 di Corso Rosmini a Rovereto, anch’essa in scadenza alla fine del mese.
Ognuno di noi è l’albero che unisce la terra al cielo.
E in questo quadro irrompe con acutezza il critico d’arte Maurizio Scudiero, curatore della mostra Artisti a Statuto Speciale 2019, con la sua denuncia che al centro del mercato dell’arte i pescecani noiosamente e famelicamente ripetono che esistono solo loro e le periferie non contano. Solo nelle periferie, rovescia l’affermazione Scudiero, esiste la libertà dai condizionamenti e la creatività è perciò più viva. Proprio quando è disprezzato come »non esistente », l’artista, ogni uomo, la coscienza, sente e rivendica d’essere il centro dell’universo e crea l’opera d’arte, il proprio destino. Ogni albero è l’albero della vita. Ogni tu, (con te che vi ti specchi dentro,) è specchio del tutto. Ogni atomo è copia e centro dell’universo. Ogni coscienza è perno della ruota di trasformazione della realtà.
Allora venite al finissage della fine del mondo(=la mostra degli Artisti a Statuto Speciale 2019 alle Albere) perchè è il suo nuovo inizio (del mondo!). Sabato 29 giugno, pomeriggio. Sarà felice l’ideatore e organizzatore, l’artista Antonello Serra, mentre sta per tirar giù la serranda della mostra, risentendosi nell’orecchio quanto ho scritto per le sue opere, che sono per noi specchio: « l’uno / si biforca nelle corna/ ma torna/ uno/ nello scudo del sole/ che vuole/ in sè/ tutti i guizzi… ».
Questa è anche l’Europa dell’unione nella molteplicità, del centro che è in tutte le periferie.
E allora scartiamo il Palazzo delle Albere per non soffocare l’albero che ovunque deve crescere, l’arte. Da qui, a mio modesto parere, si parte.
Lasciamo un istante soli Christo e Codroico a districarsi dalla carta o materiali da involucro. Non è ormai, presto, contro le normative europee nell’utilizzo della plastica ?
Alberto Sighele – artista fonetico
Rovereto 24 giugno 2019