Roberto Codroico, Antonello Serra, Matteo Boato, Lome Lorenzo Menguzzato, pagina degli artisti trentini /Arianna Ellero, Evaristo Cian, Bruno Aita, Alessandra Lazzaris pagina degli artisti friuliani / Silvano Caria, Marina Desogus, Maria Grazia Medda, Marco Pili, pagina degli artisti sardi / Marco Jaccond, Barbara Tutino, Marina Torchia, Daniela Evangelisti pagina degli artisti della Val d’Aosta / Angelo Barone, Giovanni Garipoli, Jano Lauretta, Jano Sicura pagina degli artisti siciliani
per Roberto Codroico
(la coppia)
la coppia perché è doppia
elegante sensuale e trasparente
appassionata dal collo alla culla
dal culo alla nuvola torna
nell’uno dell’unità della linea
come niente
così la coppia sa che sta
alla bellezza con la certezza
che è passaggio al tutto
e nel vortice dell’occhio
si specchia e si calma
perché
il ricciolo che è sceso
fino al naso non a caso
cerca il bacio senza doppia
dove la guancia si sgancia
e si allinea al seno che non è meno
della schiena che sale
non ditemi che è carnevale
perché il giorno e la notte
non si danno le botte
tra il sopra e il sotto
ma cercano nel colore il cuore
e nella stella la cosa bella
e da lontano si chiamano vicino
finché nell’abbraccio
per finire faccio
ancora l’elogio alla doppia
allora siamo una coppia
e ti amo
le gocce hanno rotto l’argine
della nuvola che scivola oltre
mentre loro restano e gocciolano
sanno che tutto è loro
rotolano sul parabrezza
con la certezza
d’essere godute anche sotto
se il vento porta via l’ombrello
si accumulano in direzione opposta
perché quello è il loro compito
il cuore e si gonfiano
e ancora più giganti
nelle natiche tra le quali
sono scese nella doccia che è goccia
senza fatiche eccessive amorali
innamorate del loro destino
d’essere gocce d’acqua
color verde rosa mare
dal cielo al corpo
risorto nell’acqua e nella goccia
che ne è stata il pulito percorso
finché sboccia nel fiore
che è il cuore tuo il centro
ringrazia la goccia e la pioggia
su cui tutto appoggia
e aspetta di tornare al cielo
dove tu sei la goccia e riparti
e amarti lo sai irrora tutto
tu architetto
dallo spigolo
alla porta al tetto
adesso accendo il fuoco
dei cinque sensi
e lo alimento
col ventaglio del giallo
chiudo tutto nel cubo
e lo incuneo
nella luce oltre le nuvole
se il sole si allunga sul mare
il verde mare
ha già sciolto lo spazio
e la finestra non è più fortezza
le mani
rotolano nel domani
il cielo e la trasparenza
vogliono risucchiarsi le gocce
verdi di vita
e rimetterle nella ruota
infinita
Antonello Serra
l’uno si biforca nelle corna
ma torna
uno
nello scudo del sole
che vuole
in sè tutti i guizzi
per Lome Lorenzo Menguzzato
è antico il cantico
della gabbia
aperta
che ognuno abbia
così
il suo percorso
per Matteo Boato
hai mai pensato
di stendere il bucato
tra le colonne del palazzo ducale
dicendo che sono nuvole
e poi toglierlo perché
gocciolava ingiustizia?
(per duomo e torre di Pisa)
la consistenza della coscienza
è accettare il nero
per proclamare il bianco
in alto nella luce
quando la massa si mette in marcia
per Compostela
vuole la stella
piglia la guglia e scivola nel cielo
a Pitiliano toscano piano piano
tutti i colori nascosti nella creta
sono scappati di mano
non a caso
in case
per Arianna Elle
non decidere subito
quando la foresta
si specchia nel lago
se la tua vita resta
sopra o sotto lo spago
quando l’arcobaleno
si mette a piangere
e non è più arco
non temere il varco dell’ignoto
ti accoglie
per Evaristo Cian
il carciofo meccanico dal cielo
è stufo del buco nero
è meglio lo stantuffo
del ciuffo d’erba
ti aspetto
che tu esca dallo zainetto
e ti vesta
dai genitali al seno
dell’arcobaleno
coi tuoi grandi occhi e occhiali
vedrai che puoi che hai
le ali
il mastino è un macigno
di spavento in se stesso
e spaventa
e diventa una parata di denti
tu che sei anticonformista
devi sottrarti alla sua vista
ma usciresti dal quadro
dell’esistenza
tira allora allo sciacquone
la corda dell’autocoscienza
e torneranno cuore e coraggio
a riprendersi il posto nel quadro
e l’orizzonte calerà dal cielo dal monte
a mettere il guinzaglio
a strozzarlo quel mostro
e tutto tornerà al suo posto
anche il mazzo di fiori
oltre alle scarpe di opposti colori
sulla terra dove rispuntano
piedi colori fiori
e non vengono più strappati
al digrignare di denti
(che risulta una semplice recita
perché tu ti spaventi)
chi è il dipinto?
chi è il pittore?
questo è l’autoritratto del colore
e il pennello?
quello è nella coda
del cane accanto
la lampada snodabile
prende la macchia
dal cane alle nuvole
dal tavolo al cielo
e il pennello?
è quello che ha fatto il disastro
nessun’altro
per Bruno Aita
(bunker)
nel bunker mi basta
respirarmi addosso
bermi la pipì
succhiarmi l’osso
nel trittico dico mettete
la guerra all’asta
e nessuno la comprerà
dal midollo mi basta
un’altra pasta
(notizie solari)
respiro sospiro tiro
sopra il sotto
che torna sotto
la calma della palma però ha rotto
il vizio
e la notizia dal buco del bunker
è il sole
per Alessandra Lazzaris
rugge nella ruggine
il tempo e il sentimento
che tra oggetto e soggetto
non è oltraggio è raggio
per Silvano Caria
capisci il tempo se pensi
che batuffoli di nuvole possano
mutarsi in mattoncini di marmo
per il disarmo
capisci la terra e te la avvicini
se vi vedi come ingranaggi
i raggi di sole che l’hanno arata
e come il grano
sia il modo
in cui la terra dica al cielo
ti amo
quando la terra si secca
le nuvole sanno che in fretta
devono distribuirsi
e il cervello del mondo
entra nelle ruote dentate
di tutte le esperienze provate
perché tutto funzioni perfetto
e io ci metto il cuore
per Marina Desogus
un attimo prima è solo un attimo dopo
ma il bacio è già un bocciolo
un attimo prima è solo un attimo dopo
ma lo scopo è il piede nel viaggio
il tuo sangue rappreso
è sceso tra noi
il mio blu verde mare
da me a te sale
mi vesti coi tuoi pensieri
e aspetti
ma i nostri visi e petti
dicono all’unisono
il cuore è ancora lì
per Maria Grazia Medda
tessere
è costruire il muro
dell’essere
per il futuro
di più generazioni
tendere il tessuto
è sospendere il giudizio
e dirti
che sei sempre all’inizio
per Marco Pili
le conseguenze del nero
sono che se esci dal buio
incontri il blu che sei tu
e nei ricami ami e chiami
tutti gli altri che verranno
le porte per l’azzurro
hanno colonne floreali
con petali ali per la profondità del cielo
e petali pinne per la intensità del mare
e i cardini in silenzio
chiederebbero di cigolare
per Marina Torchio
se un principio vegetale
è fatto di ferro e pietra
non è sbirro non è sbarra
non arretra
è punto nel tempo
vince il male
è proprio vita
la Venere viene sempre
nella vena
lungo la valle che accoglie
anche se pietra
ti scioglie
per Barbara Tutino
il Cervino e la tua cervicale
e la lamiera è la lama della sera
quando specchi nella cima
la tua dignità oltre il male
(Gran Paradiso)
arrampicarsi su fino
al Gran Paradiso
sulla lamiera che è liscia
come una lastra di ghiaccio
eppure ce la faccio
perché il ritorno all’Eden
è possibile a chi si siede
e ascolta nella mente
gli opposti
e acconsente
che si tocchino come
io che ti abbraccio
l’alpino
fino
alla cima
ma la corda
ricorda
il cuore
le Alpi
e tutti gli altri
per Daniela Evangelisti
la mia valle
che è lì da millenni
vale
come un battito d’ali
un palpito
e mi fido
del filo
a parlarne
è filo d’acciaio
la cima
e la rete mi segna
la sete dei passi
ma è la canapa l’anima
che avvolge me e la montagna
per Marco Jaccond
come quando d’inverno
le mie bustine del tè
si appendono
in scansione di pagine
che scendono
come formiche sulla corteccia
siamo già al mio interno
in una possibile storia
che ogni macchia ricorda
il fiore
sono me stesso
riflesso
in fuga di petali
con l’insetto doppio
a quattro ali
non fuggire
se tutto è tuo specchio
e nella rispecchiabilità
la tua abilità
è non mancar di rispetto
a nessuno
per Jano Sicura
io groviglio
mi piglio la responsabilità
di uscire dal quadro
a dirti
che la vita
è una linea
ma ha anche la dimensione
del cerbiatto
lo spazio dei quattro salti
per Angelo Barone
sa
il sangue
che lì
il tu
è tuo
il taglio
ti
aiuta
per Jano Lauretta
in un attimo soave
con mani da gigante
ti ho circumnavigato ogni curva
ottenuto la chiave
acceso l’arcobaleno dei tramonti
dall’uragano del mondo
smussato ogni spigolo
trovato nel vento
la carezza che ti amo
sul vulcano del tuo ombelico
dico ancora all’infinito
dal vulcano nell’uragano
nella mano del gigante
nella gola al vento
la parola che ti amo
la percezione inquietante
esce da ogni frattura
noi la lasciamo andare
poi la riportiamo dentro
e lì al centro
lasciamo che si sciolga
in languore
poi ringraziamo il cuore
e allora
pulsa il fiore
per Giovanni Garipoli
quando le macchie sono baci
e le sfumature carezze
puoi dipingere con le nuvole in cielo
con i fenomeni carsici dell’acqua
e con le ossa dei sentimenti
senti e ascolti
la colonna di legno
di gelso
fatto a fette
e ancora in piedi
così il frutto
è un bugnato di bulbi
ed è ancora dolcissimo
la foglia è un crogiuolo
di buchi dal baco da seta
ma è ancora verde
e allora l’anonima sofferenza
la scalpelliamo
in spirale che sale
e il gelso
è eccelso
la felicità rotola fuori dal cesto