scritture per quadri di Dangelo a Isera dic. 2018
per Dangelo
orina muore
si decompone
il bisonte
ma oltre la collina
spunta all’orizzonte
ogni mattina
che tu sia un abete
o un frate
devi scendere
le scalinate dei rami
sfidare la luna
con germogli d’argento
affrontare il tormento
del totem
se non sei codardo
infilarti nel culo
alla luna
come un cardo
passerotto mio
quanto sangue hai cotto
nell’inverno ?
dalla curva del culo
all’anello nel cervello
ognuno di noi
è uccello
chiederò al verde
dell’insalata
di ricucirmi
a mia insaputa
si perde molto
senza culo e collo
solo testa e gambe
e lama nello stomaco
chiederò al sangue
dal centro delle terra
di ricucirmi al cielo
intanto anche a gocce
quando il sole sarà spento
perché ha dato il sangue al cielo
ed incandescenza ad ogni cosa
vedrai impronte mie in ascesa
ed il mio contorto tentativo
di sostituirmi a lui io vivo
sul legno il segno
dove il ramo esce alla luce
e per chi è distratto
sul dove conduce
segnale rifatto
il legno non si offende
se lui è lineare
e tu vuoi giocare
dalla vulva
è bello
far lievitare il martello
e scoprire il cielo ovale
e che la galassia si accenderà
a forza di bussare
il legno è il fiume
il vascello di bambù
il timone l’uccello
ogni vibrazione
e spruzzo
e che tu
sei tutto quello
il sottomarino e l’ocarina
vivono di trombe d’aria
il bottone è pronto
all’occlusione
ed eventuale sincope
la corteccia dice
più che una freccia
vorrei essere una giostra
che gira felice
così qualcuno mi mostra
le gambe
e a me batte il sangue
gli strati di roccia verticali
i petali di margherita
come battito d’ali
e non è scuro
il desiderio duro
di tenerezza all’utero
se lo conduce
carezza di luce
e tutto gira sale e sospira
battito d’ala
per una battuta di caccia
sotto il bottone
cosa vuoi che io faccia
se non cose belle
sulla tua pelle
mentre oscilla e brilla
la coscienza nella luce calda
fluisce, si controce, si sfalda
una vita dall’inizio alla fine
ma nel buon seme si salda
mica la formica
salita in groppa
si preoccupa
se l’elefante
zoppica
dillo
col pistillo
il vortice
sole d’oriente
mi alzo
come niente
la lametta
non ha fretta
eventualmente aspetta
che il sangue coaguli
l’erba secca
non impreca
invoca
resta
che l’universo
del vulcano
si versi piano
nella testa
non ti falcio
luna
nè ti infilzo
ti sanguino
oltre il muro
degli organi interni
sono sicuro
è il sangue
che sorregge il cielo
nei battiti e nei respiri