estratti con i mitraglieri della Brigata Taro

in questo stralcio
i mitraglieri sono i giovani fanti parmensi della Brigata Taro travolti su Castel Dante (l’attuale Ossario) dallo slancio iniziale della Strafexpedition con il loro cappellano cremonese don Annibale Carletti

Taro, Parma, 207 fanteria, Carletti, mitragliatrice  in grassetto

 

E poi per quattro mesi a maggio ma che primaveramente cosa capiterà di noi e dell’Italia in ballo balìa della bandiera e lo spavento dei cannoni e via col vento cos’altro spara spero no il mortaio
Mamma mimma forse torno o verrai qui a portare fiori qui è dentro e fuori e sopra e sotto si ti sento in fondo al cuore ne ho bisogno un bagno qui di sangue ci si asciuga la bandiera una a tutti ma sapessi quanto brutti sì ti sento a denti stretti in fondo al cuore amore.
(artigliere d’Italia o altro militare)
Nei giorni 15 e 16 maggio 1916 Il 1° battaglione del 207° Fanteria Brigata Taro sostituiti su queste posizioni i reparti della Mantova resisteva disperatamente all’irruente offensiva nemica sacrificando i suoi giovani fanti e tutti i mitraglieri caduti sulle armi.
(artigliere d’Italia o altro militare e narratore)
Nei giorni 15 e 16 maggio 1916
qualcuno ritorni con coraggio al 25 maggio dell’anno prima: anche l’Italia in prima linea
Nei giorni 15 e 16 maggio 1916
Quindi cosa dici? punti gli indici, se dici sedicenti strateghi? dopo le stragi sul Carso adesso questa è in corso. Nessuno le neghi.
Il 1° battaglione
batacchio del campanone dei caduti di Rovereto non si torna indietro
Il 1° Battaglione del 207° Reggimento Fanteria Brigata Taro
207 rintocchi con struggimento ai santi della Sbrigata sparo come un toro m’accascio e muoio
sostituiti su queste posizioni i reparti della Mantova
ma se uno cercasse dove le trova le bricciole della Mantovana
sostituiti su queste posizioni i reparti della Mantova
nella rovente richiesta di resistere che ci entra nei piedi dai morti
resisteva disperatamente all’irruente offensiva nemica
se tu parti io arrivo sotto il Mantova della Madonna
resisteva disperatamente all’irruente offensiva nemica
mica pensi straniero che la formica non senta il tuo passo
sacrificando i suoi giovani fanti
la vita è un dono anche se breve
sacrificando i suoi giovani fanti
santi senza pensione e spese allo Stato
e tutti i mitraglieri sulle armi
da Parma da Parma lo sperma delle mitragliatrici
e tutti i mitraglieri sulle armi
sprecato ma Parma Parma freme nel Taro
e tutti i mitraglieri sulle armi
e il Taro turbolento ribolle.
(artigliere d’Italia o altro militare)
Strafe Strafe Strafexpedition la tua punizione è già pronta
gli Appennini col Taro portano già nuova terra a questa barriera,
il fiume scende dagli Appennini su Parma ma adesso è già qui
e si spalma sui piedi agli eroi che resistono. L’Ala della Patria,
finché quest’ultima non farà qualche altra porcheria, è difesa,
pane al pane, perché siamo noi il companatico.
Ma gli invasori all’Adriatico non arriveranno.
Né questo, né il prossimo anno, ne mai.
Lo dicono già da Cremona a Verona a Vicenza,
da Mantova a Parma:
nel nostro sangue si spalma la Patria che c’è,
fin che c’è. E senza la fede e qualcuno che crede
in qualcosa, ma adesso diciamo la cosa. La Pace.
Perché non tace il nostro spirito ribelle. Sempre bolle!
Poche balle! Scotta, prima noi, poi voi, e non fateci
morire per niente! C’è chi sente il messaggio? E’ chiaro?
Saranno i morti a raccontarci della Brigata Taro.
(narratore)
il 15 e il 16 maggio 1916 Il 1° battaglione del 207° Fanteria Brigata Taro sostituiti su queste posizioni i reparti della Mantova resisteva disperatamente all’irruente offensiva nemica sacrificando i suoi giovani fanti e tutti i mitraglieri caduti sulle armi.

 

La Strafexpedition
(soldato 1, soldato 2, soldato 3)
1 Ecco questo è l’attacco: lo dicevano.
Adesso, ci tocca resistere, insistere.
Tocca a noi, un sol uomo, un sol corpo.
Adesso è lo stesso, o sei morto, no, resisto.
Soma Giuseppe
2 Sono Soma Giuseppe, detto Beppe.
Mi dicevano sono un somaro, ma sparo.
Adesso sono un cavallo, l’anima mia
dice, bianco, non mi sento più stanco.

3 E se sei morto, invece esisto, io resisto.
Siamo noi, chi dà il cuore, lo riprende,
tutto spende, tutto ha, adesso vengo,
tengo anch’io, questo è il mare.
Il milite ignoto
1 Sono il milite ignoto, fatto a pezzi.
E la vita è tutta scogli, tra gli scoppi,
se ci metti la mia caparbietà,
qui ci sta, anche un senso, se combatti.

2 Sono io, siamo noi,
questo è il mare,
ruvido quanto vuoi,
ma nessuno lo può fermare.

3 Eppure tuona la Strafexpedition, vuol
ferire, punire, puntare, far pentire.
Feroce giù dal trono suo imperiale,
farci male, col cannone alla ferita.
1 E testarda ci bombarda sulla testa.
Qui resiste solo l’anima e le ossa,
seminate sul sentiero alla riscossa.
Questo è vero, questo è vita, mi si avvita.

2 Non ti dico il mio nome, non importa,
solo importa non lasciarli mai passare,
questo è il mio lasciapassare, la licenza
che io ho al paradiso. Che l’inferno è già qui.

3 Il cannone della punizione a noi topi
qui in trincea. La sola idea che ci unisce
è: tappi tolti alle mitragliatrici tutte.
Cosa dici? Questo è fuoco al vostro inferno.

1 2 3La mia anima si infila alla canna.
1 2 3Sono uscito sul davanti coi proiettili.
1 2 3Il Carletti ha ragione questo è amore,
1 2 3questo è un tunnel che mi porta alla luce.

1 2 3Allora è vero che sentivo sulla testa,
1 2 3dalle spalle dentro il collo nel midollo,
1 2 3come un raggio, un coraggio dentro il cuore:
1 2 3i morti d’arma ancora vivi, già risorti.

Il fiume Taro
(narratore)
Questo è il fiume, il fiume Taro.
Vengo e sparo.
Stretto stretto nelle scarpe
o vado oltre.

La mitragliatrice dice:
Taro sparo spero spiro.
No, non spiro sparo e spero.
Taro sparo tiro tiro.

Il respiro nostro spara
ancora, ancora, spera,
poi si appende ad una
nuvola ed è àncora,

cui si appende il mio
nemico. Amico, dico,
qui c’è un walzer
viennese a Mantova.

Mietitrice, dice, sono
la mitragliatrice.
Sotto a chi tocca!
E magari riesco

a cambiar direzione
alla bocca e a sbaragliare
il nemico. Amico
anche tu hai detto:

andiamo alla guerra,
spariamo, o hai detto:
obbediamo. Detto fatto,
1 2 3siamo semi alla terra

1 2 3che amiamo.
1 2 3Dobbiamo
1 2 3sempre pensarci
1 2 3e decidere noi.

Dialogo tra i mitraglieri
(soldato 1 soldato 2 soldato 3)
1- Trema la terra, sussultano i sassi,
dalle gambe rimbomba la bomba.
Le pareti di pietra scricchiolano.
Attento alla mano che scotta.

Maggio era bello, quando siamo
venuti. Apri la cassa, svelto.
Questo è un macello. Fa che corra
veloce la cinghia. E gli altri?

2 – Loro hanno mortai da 30, qualcuno
ha detto, ma è solo un sospetto.
3 – Chi ha esperienza, se questa è
la prima? Il cappellano era stato

infermiere, prima, col colera, non so.
1- Non arriva la sera stasera. 2 – Però,
se le casse di munizioni sono esplose,
come potremo sparare e sperare

di poterli fermare? 3 – Le bombe a mano
ha detto il cappellano, se la mitragliatrice
si inceppa. 1 – Abbiamo anche un cannone
in Costa Violina. E’ da questa mattina

che spara, ma spara lontano.2 – Speriamo
che becchi i crucchi che sparano a noi.
3 – Sta sotto. Là, vedi che vengono? Ora vengono
avanti.Vedi quanti? Spara e taci.

2 – I tuoi baci amore, adesso muoio.
Ma prima sparo sparo, vendo caro
il mio cuoio, quando muoio, io muoio
per te.3 – Dove sei? Ehi, tu, dico a te!

Carletti il cappellano
(narratore mentre 3 e 1 trascinano fuori per le braccia 2 morto)
– Più non c’è. E’ già lì, in una pozza
di sangue. Ecco, mi tremano le gambe.
Sono Carletti, il capellano, metti
il cuore in pace e spara. Penso io,

ci pensi Dio, al tuo compagno.
Nessun ordine da nessuna parte.
E’ chiaro, la morte per prima
ha falciato gli ufficiali e il comando.

Allo sbando siamo, forse un quinto
di quel che eravamo. Adesso cosa
facciamo? Dio mio, prendo io
il comando. Dì a tutti, se vivi:

Ci vediamo sopra le vigne appena,
dietro a quei sassi grossi, sulla schiena
tutte le armi che possono. Ma solo
quelli che si possono muovere. Vai.

Tu di là, io di qua. E sta attento!
Ai feriti digli ciao, che li amiamo,
che preghiamo per la pietà del nemico.
Sempre attento da dove viene lo sparo.

Benelli Novello
(soldato 1) – Si, sono Benelli Novello,
quello che portava gli ordini
se si interrompeva la linea.
Il macello è incominciato alle 5.

Un diluvio di fuoco dal cielo. Dovevamo
resistere, era stato detto. Un tetto
di grandine di granate scaricate
in dieci minuti. Obici da 38 e 42.

Sue, le parole d’un ufficiale più anziano.
Gli altri erano giovani, molto giovani.
Immobili, lì, a morire senza reagire,
se non venivano fuori. E poi alle sette

sono venuti all’attacco e noi apriamo
il fuoco e loro, allora, vedendo con le vedette,
con il mortaio, una a una, miravano,
aggiustavano e colpivano una mitragliatrice

alla volta. La trebbiatrice della morte su di noi.
E poi ha preso la situazione in mano
Carletti, il capellano, costretti come eravamo
a salvare il salvabile. Bravo lui e umano.

Qui siamo a vivere qualche giorno di più,
fin lassù, oltre lo Zugna, dove io sono sepolto,
in questa terra pietrosa, eppure spugna
al nostro sangue ed il loro. E come a voi, anche a noi

parlavano i morti, ci volavano sopra le teste,
ci dicevano di non arrenderci, avrebbe deciso
qualcuno, quando chiamarci con loro. Come
ci fosse una lezione d’amore da imparare.

Arrendetevi
(militare 1 e 2, la prima parola ribadita da ordine urlato da fuori scena anche )
1 – Arrendetevi!- hanno fatto gridare da qualche
trentino con loro. Noi avevamo un roveretano,
che non si era arreso, ancora davanti agli occhi
nostri nei boschi, del giorno prima. E Carletti

ci ha fatto rispondere coi proiettili. Perfino
con un paio di assalti, che pensassero fossimo
in molti e indomabili. Noi sapevamo eravamo
i superstiti. Testimoni dei nostri compagni,

non ancora sepolti. 2 – C’era una grande calma
tra di noi. Strana. Che veniva dal cielo e dalla
terra, come quando parla un vulcano e l’arma
e l’anima era un tutt’uno. Ed il nostro destino

nella mano di qualcuno che amiamo.
Eventualmente, non saremmo morti
invano. Riuscivamo a dormire la notte
sulle foglie. Non era freddo, era maggio.

Ci svegliavamo al primo raggio, con un coraggio
da leoni. Ci aggiustavamo gli scarponi.
Avevamo la sentinella, naturalmente,
contro le imboscate, ma anche una stella.