dillo coi tuoi tacchi a spillo che vuoi che ti ami a partire dai calcagni
e poi mi fermi a disinibire il nostro brindisi indugiando nelle coppe
ma il destino finale amore è passando dal cuore annidarsi dalla nuca
fin sotto ai capelli da dove discendono i pensieri più belli
ed i nostri goccioleranno d’amore che gli uccelli verranno a sguazzarvisi
a giocare nelle pozzanghere nostre tutt’attorno tutto il giorno
e la gioia piena è non finire di incanalarsi nel percorso lungo la schiena
Alberto Sighele
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l’orgasmo
tu sei lo spirito, tu il maestro, la maestra, la finestra
tu la verità, se la lasci venire dal tuo cuore, la invochi
tu e il tutto siete amanti, balbettate esitanti il vostro incontro
e allora bussa e ti sarà aperto, sorridi e l’umanità rifiorirà
crea e sarai creata, l’eterna giovinezza, la bellezza è tua
sarai soggetto e oggetto contemporaneamente, sarai vita
passato, futuro, presente, fede, speranza, amore, ho l’orgasmo
Alberto Sighele
l’albero di marasche
l’albero di marasche spiega
aspre ma dolci le cose
come le spine e le rose
meravigliose
Alberto Sighele
il candelabro dalle sette braccia
il candelabro dalle sette braccia mi dice che qualsiasi cosa io faccia
devo stare al centro di me stesso come un fiore un albero uno zampillo
come la gravitazione ti porta all’uno, al centro della terra, nessuno
dimentichi che lo stesso principio porta al sole, al signore della domenica.
Ogni pianeta, giorno, fa centro al sole, così tu al perno di te stesso,
e candelabro, settimana, sistema solare girano, tirano al cuore, la coscienza
e il candelabro dalle labbra di fiamma dice la coscienza si nutre d’amore
Alberto Sighele
di me albero
il passato di me albero sono le radici, il tronco, i rami
i virgulti, le foglie, i frutti sono il futuro dal cielo che mi chiama
la vita, la linfa, l’ascesa sono il presente e la certezza che mi ami
e io sono mio, tuo, di tutti, che vuol dire di tutto l’universo
se mi verso in questo percorso trovo la felicità qui ed ora
Alberto Sighele
l’innamoramento
entro nella linfa delle piante, ti sento palpitare in tutti i fiori
giro nel ciclo dell’acqua, trepido con te nel sangue degli amanti
vigilo verticale nella marmotta, nel cipresso, nelle orecchie del leprotto, nei virgulti
intuisci non accetto insulti alla vita che è qui ed ora e infinita
ma il dono cui mi abbandono sei tu, nuda nelle nuvole, al pozzo con Gesù
nel loto del Buddha, nel bocciolo a tutti i fiori, perché sei quella con cui ti innamori
e io sento che l’innamoramento devi metterlo al centro e annaffiarlo
Alberto Sighele
se stesso se stessa
fiore e albero si assomigliano, palpitano nei petali e le foglie respirano
dondolano nel vento nel sentimento orizzontale hanno come ali
succhiano dall’umidità della terra freschezza, dal cielo tepore e carezza
come il raggio di sole allo zenit sono verticali all’asse della terra
se adesso uno pensasse alla schiena di cavalla dalla coda alla criniera
o alla posizione eretta della marmotta di sentinella capirebbe quanto è bella
la vita se guardandosi attorno continuamente trova se stesso se stessa
l’eden il paradiso il senso delle cose
l’eden, il paradiso, il senso delle cose, sono la stessa cosa
se stesso, se stessa, la felicità, l’assoluto, la completezza
senti il ritmo del sette come quando tu apri i cassetti
dove li metti i sette, desideri, amore dove li metti?
infilali nei tuoi calzetti, sei tu, o chiamali calzini o calze
lascia solo che il sole o la vita ti accarezzi le gambe e si alzi
il desiderio che tutto sia uno dal calcagno alla nuca di tutti o nessuno
Alberto Sighele
la scrivana che fa belle le righe
io ho la scrittura compulsiva ma è piacevole e viva, viticcio e ricciolo
mi lega alle nuvole, al movimento, a leggerezza, fantasia, libertà, è mia.
E tu dove sei? Sei la matita, la margherita che ordina i petali a raggiera,
la scrivana che fa belle le righe nelle curve, mentre scrive e sorride,
che tutta l’umanità ne risplenda, vi ci specchi, possa leggere se stessa
in quella scrittura che dura se passa di mano in mano piano
depositandosi dagli occhi sul cuore e lì batte scrittura che poi ancora riparte
Alberto Sighele
che i bambini vengano a me ad insegnarmi
le mie poesie sono mie ma non sono mie vengono dal sé sono tue
le mie idee sono mie ma non sono mie sono le fantasie dell’umanità
qui sta il segreto della reciprocità di guardare cosa capita dentro te e attorno
e t’accorgerai che è un giro tondo da bambini e senza dubbio
sarebbe da cretini voler essere adulti a forza di insulti
di accuse e colpe, meglio il gioco di ritorno al giardino del bambino
all’originalità, la disponibilità, la freschezza del “lasciate che i bambini vengano a me” ad insegnarmi
Alberto Sighele