Gabriele Lo Iacono – le luci della ribalta

da “tu sei tutto, fino al settimo cielo” di Alberto Sighele
ridotto a “dall’1 al 6 dimmi chi sei” per la Galleria Kust Grenzen di Roveré della Luna, sab. 12 settembre ore 19

Dillo a Sisifo, Eva, che hanno fatto di te la stessa cosa,
spina la rosa, raccontata la storia rovesciata anche con lei, gli dei.
le luci della ribalta di Gabriele Lo Jacono
Demoni, i limoni. Il libro sacro, massacro di coscienze. Siamo vigili.
Nel giorno del sole, già il primo giorno della settimana,
subito dopo la creazione, per fermarla, hanno raccontato di Eva puttana.
Eva la vita, causa di morte e condanna, punizione e castigo.
C’è un solo modo con cui disbrigo la cosa e decido se

la rosa è rosa o spina, Sisifo filosofo o rovina, io
dio o demone: faccio girare la ruota. La ruota è meditazione.
Non si può fare senza la coscienza. Lì è il potere, la conoscenza
del bene e del male. E decido io, non dio, se il pomo che Eva
ha dato ad Adamo il suo uomo, è buono o peccato, se il peccato esiste
o qualcuno l’ha inventato e perché, se la vita è gioia o condanna.
E allora anche Eva accusata di aver dato ad Adamo il suo nome: “ti amo”


Daniela Usai

da “tu sei tutto, fino al settimo cielo” di Alberto Sighele
ridotto a “dall’1 al 6 dimmi chi sei” per la Galleria Kust Grenzen di Roveré della Luna, sab. 12 settembre ore 19

i tuoi i frutti, perché tutti ne godano, dopo il riposo, non l’inferno, dell’inverno,
la prova che è tuo dono, non imposizione, tua scelta, tua accoglienza
del ciclo delle cose, del secondo principio del dare, dello scambio, della natura
profonda del tutto, nel flusso di tornare a risorgere, della ruota a spirale,
all’unità dell’uno, del ritorno all’amore, – non all’orrore della ripetizione senza senso -,
in primavera riparti, risorgi, fiorisci nel tuo slancio entusiasta di vita…
infinita non è la condanna, è la ninna nanna, è la bontà della mamma. la vita.
la Finestra di Daniela Usai


Tu sei lo spirito, tu il maestro, la maestra, la finestra.
Tu la verità, se la lasci venire dal tuo cuore, la invochi.
Tu e il tutto siete amanti, balbettate esitanti il vostro incontro.
E allora bussa e ti sarà aperto. Sorridi e l’umanità rifiorirà.
Crea e sarai creata. L’eterna giovinezza, la bellezza è tua.
Sarai soggetto e oggetto contemporaneamente. Sarai vita,
passato, futuro, presente, fede, speranza, amore. Ho l’orgasmo.

Fabrizio Marizza

da “tu sei tutto, fino al settimo cielo” di Alberto Sighele
ridotto a “dall’1 al 6 dimmi chi sei” per la Galleria Kust Grenzen di Roveré della Luna, sab. 12 settembre ore 19

…….. Sisifo, sudava, sbuffava, grondava fatica,
sibilava velenose bestemmie agli dei, contava sulle dita il tempo
della condanna, in giorni, minuti, secondi, interminabili, orribili,
irriconoscibili, nello spingere il sasso, il macigno, se stesso, il proprio successo,
fino in cima alla montagna. Ma il momento prima della vetta,
per vendetta degli dei, Sisifo guadagna che il macigno, appena posato
sul cocuzzolo, per il non dosaggio dell’ultimo sforzo, sbanda, crolla e ruzzola

lungo l’altro pendio fino al fondo, con un tonfo, che gli sfonda il cuore,
lacera i visceri. E viscido di livore, lamento macinato in tormento,
riprende a rotolarlo, a spingerlo in su, all’infinito, in un eterno inferno.

D’estate un eterno fuoco. D’inverno un blocco di ghiaccio, col rischio
che scivoli… Se non ne esci… ma riesci? Concepisci una via d’uscita
alla fatica, alla condanna, alla punizione, al monopolio dell’eterno, agli dei?
maschera, Tiresia di Fabrizio Marizza

E se gli dei divennero pianeti e poi giorni, possibile che io te e tutti

si ritorni al dio, alla dea, come idea nostra, contorta? O che tutto
invece sia amore e vita? E la coscienza nostra, la ruota che l’anima?
Sì, Sisifo, è uno schifo che gli dei abbiano manipolato ogni tentativo
tuo di fuggire verso l’alto, portandoti dietro il tuo popolo. Sisifo,
re, qui c’è il segreto e le chiavi, per liberare un popolo di schiavi:
salire. Qui, il massimo pericolo per il potere dei preti e della religione
che lega. Nessuna sorpresa che gli dei si siano sentiti assediati

e abbiano tentato la condanna. Non crederci. Il sudore non è una condanna. E’ manna di purificazione, pulisce il corpo, lo tiene vivo. E tu
non sei un omino, chino a spingere, prono agli dei, sei un gigante.
La tua fede sposta le montagne. Con l’agilità e la forza della formica, sollevi
il mondo. Solo datemi un punto di appoggio, la coscienza, e tutto
si innalza. E’ mia la leva che tutto solleva. Facilità e leggerezza.
La certezza è seguire, interpretare, scoprire e realizzare la propria natura

è’ la natura del sole sorgere, salire allo zenit e scendere ogni giorno.
E’ la sua felicità splendere e dare luce e calore, il suo senso.
E tornare ogni giorno non è una condanna. Il suo ritorno è gioco e danza.
Sisifo, tu sei l’albero della vita, zufolo e flauto, non folle ed incauto.

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Sandro Ramani

da “tu sei tutto, fino al settimo cielo” di Alberto Sighele
ridotto a “dall’1 al 6 dimmi chi sei” per la Galleria Kust Grenzen di Roveré della Luna, sab. 12 settembre ore 19


ringrazio la Cina per Mao, il secolo scorso, da sempre del Tao.
La disprezzo per quello che ha fatto al Tibet e al dissenso interno, l’inferno.
La ringrazio per lo yin e yang che unisce la tenerezza al big bang.
Non accetto il segreto di stato sulla pandemia, l’ossessione dell’ego,
pura follia, in contraddizione con l’universalità del Tao e la saggezza antica.
Dico al cinese e ad ogni paese, se vogliamo salvarci, il segreto
è camminare sul ciglio al precipizio, di andare in avanti, tornando all’inizio

Piero Sani

da “tu sei tutto, fino al settimo cielo” di Alberto Sighele
ridotto a “dall’1 al 6 dimmi chi sei” per la Galleria Kust Grenzen di Roveré della Luna, sab. 12 settembre ore 19

svelta la scelta nel tre, l’impegno per difendere il due, il dono.
Io sono Marte, la guerra dentro, tra l’assimilazione e lo scarto. Martedì.
Tra l’ossigenazione e il rifiuto, la fiamma di servizio al diaframma, la trasformazione.
Io vedo il nemico quando mescolo l’ombelico. Sono vigile, vaglio e battaglio.
Dopo l’olfatto ed il gusto per la sopravvivenza, in attesa del tatto nel cuore, sono la vista.
Alla luce del sole il mio colore è il giallo, è bello, spada splendente.
Preparo il verde, il riposo, nel cuore, prima di ripartire per il desiderio d’azzurro

questa è la lotta, la jihad, Ma la guerra sulla terra è interiore.
E’ dentro al cuore, resta nella coscienza della testa, nel pozzo dell’occhio.
Gira la carrucola, la ruota, per portare alla luce l’acqua in cui ti specchi
e capisci lotta, luce, lo forza della goccia, grano, accumulo. un giorno nel deserto di Piero Sani
A dissetare, sfamare l’altro e tutti e il deserto diventa oasi.

Jeanette Fyhr

da “tu sei tutto, fino al settimo cielo” di Alberto Sighele
ridotto a “dall’1 al 6 dimmi chi sei” per la Galleria Kust Grenzen di Roveré della Luna, sab. 12 settembre ore 19

è il maschilismo mediterraneo che l’ha fatto diventare Abba, padre,
ha dimenticato la madre, Eva, la vita, la pelle, la gratuità, il dono
small little lies di Jeanette Fyhr
ha dimenticato la ruota, il flusso, lo scambio, l’orizzontalità, l’onda
la simmetria, l’armonia, la danza, la musica, il ritorno, l’uguaglianza
e l’universo si versa, se tu dai, riceverai, tutto è scambio, bussate e vi sarà aperto
e l’ago della bilancia di questa vibrazione, scambio di doni o maledizioni,
sei tu, la coscienza. È vero per ciascuno che siamo uno con l’universo

Livio Lopedote

da “tu sei tutto, fino al settimo cielo” di Alberto Sighele
ridotto a “dall’1 al 6 dimmi chi sei” per la Galleria Kust Grenzen di Roveré della Luna, sab. 12 settembre ore 19

Se adesso uno pensasse alla schiena di cavalla, dalla coda alla criniera,
o alla posizione eretta della marmotta di sentinella, capirebbe quanto è bella
la vita, se guardandosi attorno continuamente trova se stesso, se stessa


e sarebbe un precipizio non seguire l’indizio, non seguire l’istinto e l’intuito,
sbarramenti/ oltre il confine, di Livio Lopedote
e di non farlo subito di chiamarti per nome, amore, e tuffarci nel mare
nudi. Perché è la pelle la nostra salute, la nostra psiche, l’accoglienza:
nudi si nasce, si muore, si fa l’amore, si disarma il nemico, si risorge.
Il vestito fa la finzione, la funzione sociale, il potere, la paura, la prigione.
E’ strumento di oppressione, illusione di difesa esteriore. Invincibile è il cuore,
l’anima, la pelle, la vita. Libertà, lotta e vittoria sono fatto interiore

Claudio Botta

da “tu sei tutto, fino al settimo cielo” di Alberto Sighele
ridotto a “dall’1 al 6 dimmi chi sei” per la Galleria Kust Grenzen di Roveré della Luna, sab. 12 settembre ore 19

fiore e albero si assomigliano, palpitano nei petali e le foglie, respirano,
dondolano nel vento, nel sentimento orizzontale. Hanno come ali.
amami per i miei colori e due alberi spogli di Claudio Botta
Succhiano dall’umidità della terra freschezza, dal cielo tepore e carezza,
come il raggio di sole allo zenit, sono verticali all’asse della terra.

Annamaria Dessi

da “tu sei tutto, fino al settimo cielo” di Alberto Sighele
ridotto a “dall’1 al 6 dimmi chi sei” per la Galleria Kust Grenzen di Roveré della Luna, sab. 12 settembre ore 19

Guarda come è bello nella danza del ventre sgusciare dal velo al cielo,
alzarsi in volo. E’ il tentativo dell’albero e rimanere ancorato alla terra
così la danza del ventre viene da sotto, brucia nella linfa del corpo
ma è fiamma che si alza, si contorce, avvolge e spinge in su l’anima.
Io con gli occhi e tu mi tocchi. Ma importante è quante
volte ti volterai a guardarmi, a dirmi nel segreto della mente: amore.
E allora io sentirò un fremito, una frenesia, una farfalla,
un universo che frulla, Farfalle di Annamaria Dessi un frastuono, un tuono che urla: voglio quell’uomo
e io capirò, nel silenzio che scenderà tra di noi, che questo è un inizio

Gianfranco Renzini

da “tu sei tutto, fino al settimo cielo” di Alberto Sighele
ridotto a “dall’1 al 6 dimmi chi sei” per la Galleria Kust Grenzen di Roveré della Luna, sab. 12 settembre ore 19

se la domenica è il giorno del sole, perciò centro di gravitazione, elemento terra
Il due è acqua che fa crescere, col fuoco dal cielo, l’albero donna
nella danza del ventre, la curva che dona, nel quarto elemento, l’aria
Raku di Gianfranco Renzini