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“tu
sei tutto, fino al settimo cielo” è l’inizio e la fine del mio
libro,
che
ci farà liberi, perché ognuno troverà in esso il suo posto.
Sarà
un viaggio a spirale,
oscillante tra una cosa e il suo opposto,
ma
è meravigliosa questa ascesa in cui sai dove vai e c’è sempre
una
sorpresa, perché sei aperto, aperta, e io Alberto e tu scoperta.
Io
un artista e tu la più veloce, la più bella sulla pista. Era mia
figlia
e
come una foglia è cresciuta da me che sono albero Alberto.
Ma
certo ho anche un figlio e il mio consiglio è di lasciarli andare,
dopo averli curati in tutti i possibili particolari prima di
salpare,
come una nave in mare. Ma è mio figlio, sì, ma è un
foglio
che deve essere scritto e poi volare finché verrà letto.
E non temere il mare o il cielo. E’ vero, i tuoi fogli
diventeranno un libro. La vita.
E sarà tua e di tutti.
Fermati, dove stai vorticando?
Spirale che sale.
Sì, mi fermo e sono eterno: nell’immobilità
l’eternità,
la realtà concentrata in una goccia, un inizio,
e
il fluire dello stessa realtà, non solo metà, nella storia.
Ma
il primo concetto da tener stretto stretto
è che storia e
eternità sono la stessa cosa
Vortice, perciò cerchio, con un
centro, perciò uno.
L’albero
è un vortice,
guarda la chioma,
i rami braccia, orizzontali, ali: Ma guarda
anche come
l’apparato radicale è simmetrico, specchio alla
chioma.
Seme, chioma. E questo chiama il verticale che sale
e
l’altra immagine oltre il seme, la noce, il nucleo
l’uovo, la
testa, la sfera, la terra, e dentro il cervello.
L’universo che
si versa nell’uno, quanto è bello.
L’universo, tu, uno,
nessuno, poi due, ed i multipli.
Non fermarti: la spirale che
sale è fiore e i petali molti.
E il fiore sei tu. Anche il
cuore,
in un libro di anatomia,
non è fantasia, è un vortice. E i
petali palpiti.
Se torni da capo, passo per passo ti accorgi che
tutto è vero.
E dove ti aggrappi ruotando, danzando?
Agli
altri. Ma il perno sei tu, perciò tutto. Unito al tutto.
Dite a tutti che io sono felice, non fingo, non sospiro, respiro.
Non ho paura di niente, mi fido dell’ascolto dei palpiti del cuore.
Mi conduce la luce: dal caldo al calmo, al pieno dell’arcobaleno.
Non sono un incosciente, ma credo che vuoto e niente sono attesa.
La coscienza è il mio filo d’erba. E’ una corda per acrobati la leggerezza
con cui mi infilo al tutto. Voglio il seme, il fiore, l’albero e il frutto.
Il mio inizio e la mia fine è il flusso, l’essere, il divenire, il centro e la ruota.
Nel mezzo del cammin di nostra vita io mi trovai in una selva oscura,
che la diritta via era smarrita. Ma adesso dimostrerò, con l’aiuto altrui,
che tutto è facile, armonioso e bello: basta seguire natura.
Il segreto è quello. Inferno e purgatorio sono umano immaginario.
Dante è bene ringraziarlo, comunque, per il tre che è divino,
divino fino al sette, dove Cenerentola dalla pentola, la cenere, le ciabatte
ammette che diventa la più bella. Quella scarpa è la barca, la spirale della storia.
Alberto Sighele