CORPO FONETICO
Questo lavoro di Alberto Sighele già nel titolo “ Tu sei tutto “ si compiace di essere arrivato al suo settimo cielo praticando la poesia fonetica da pittore fonetico come autodefinisce il ramo di una sua linguistica che studia i suoni del suo linguaggio lineare in relazione a delle immagini di modelle prese dai rotocalchi su cui interviene con la sua scrittura. Talvolta priva di una parola o di una sua parte che è sostituita con la forma del corpo che in una determinata posizione e fra una o più parole scritte manualmente assume.
Impropriamente potremmo definirle variazioni fonetiche di una parola. Corruzioni più visive che fonetiche del linguaggio che Alberto autodefinisce con decisione “ Pittura fonetica “. Non soltanto scrittura in cui segni non solo alfabetici suggeriscono ciascuno suoni distinti.
Non ci chiediamo cosa rappresentano le curve talvolta generose dei corpi che Sighele analizza…..
Ma possono chiarirci qualcosa le curve di un fondo schiena tra una “ A “ e la parola “ ore “ ?.
Trascurando ogni doppio senso, non suono, quelle curve nell’intenzione dell’autore sono o sostituiscono la “ m “ . Così “A…. ore “ diventa Amore. Non ci viene specificato meglio quale è il suono di quelle curve. Nel sistema linguistico della pittura fonetica il complesso non è così solo fatto di parole. Una possibile branca di ricerca, che l’autore ci aiuterà a definire, poiché dalla voce che interpreta parole e immagini.
Ecco allora il punto più vicino a quel settimo cielo che è inizio e fine del libro.
Una voce fonogenica di un attore che così potrebbe in alternativa definire la sua voce pittogenica e in conclusione essere parente stretta della poesia visiva che generalmente ha voce solo come poesia sonora. I generi della poesia sperimentale si arricchiscono di una parte grammaticale avente funzione di manifestare significato a mezzo della voce che adopera non solo scrittura ma anche l’immagine. Qualcosa che nella scrittura poetica lineare raccoglie suono fra immagini.
Il corpo umano è dove la coscienza crea l’universo dichiara Sighele, ma per molti di noi il corpo del linguaggio è soltanto poesia concreta.
Che cosa si farà della scrittura affinché ognuno trovi in essa il suo posto…..
Sarà questo viaggio a spirale oscillante tra una cosa e il suo opposto….. Tua e di Tutti…. Dove stiamo vorticando tra eternità e storia, vuoto e mente…..sono attesa.
Nel mezzo del cammino di nostra vita e nostro mondo canto dopo canto tutto diventa facile e bello, basta seguire la natura. Per nascere di nuovo nell’uno dove mi metto davanti al bulbo delle nostre forme….. Il naso, l’olfatto, il gusto e poi la vista che sfocia nel tatto: fuoco, acqua, terra, aria, ma chissà quando capiterà anche a te di capire di lasciarti andare verso qualcosa che non si cura di altro come come la poesia.
Poi segue il secondo canto, l’onda, il respiro, la culla, l’incanto. Una avanti, l’altro dietro. Vento che mentre soffiava sembrava vuoto, vibrazione, battito, respiro.
Nella simmetria c’è armonia, equilibrio e il tra me e te il diaframma.
Il canto tre mi innalza , sembra il tempo di un balzo dell’umanità, ma ti resta una voglia di origine e luce mentre il virus ci fa pensare.
Canto quarto dillo quello che ti piacerebbe fare. A ore le mie poesie sono mie e non sono soltanto nel segreto della reciprocità.
I saggi hanno detto bussate e vi sarà aperto, date e riceverete.
Però tutto talvolta è un macigno che ti sfonda il cuore e talvolta qualcosa che sposta le montagne.
La costola del quinto canto che porta alla parola ed è il desiderio che ti dà il nostro destino.
Unica cosa da prendere sul serio poiché tutte le cose parlano di tutte le altre cose. Vada come vada…. Sesto canto lo so di cosa hai le chiavi, il silenzio, il distacco, il digiuno, l’attesa, l’ascolto sono gioia e altro più di altro.
La potatura fa la pianta più sicura del frutto. Quello che è dentro, al centro.
Non temere il prossimo balzo. Tutto ritorna. Destra, sinistra, futuro, passato. E’ chi assapora il valore del tutto che è disposto a tutto……. Figlio, foglia, foresta.
Tutto ritorna al suono della parola…… Al settimo canto siamo all’ultimo gradino, al colmo della realizzazione, del come il verso è l’universo del suono, dell’amore per il mondo.
Un zig zag di catene di montagne, il corpo della pittura fonetica e sarebbe sciocco non cogliere la realizzazione del linguaggio del poeta e della realtà che il linguaggio con sé trascina.
Batte e ribatte qualsiasi cosa faccia con questa voce fonogenica questa pittura non pittura che adesso chiamo fonetica.
Per l’orizzonte di ogni continente dell’arte che muove il sole e le altre stelle.
Carlo Marcello Conti